LA SINDROME DEL GEMELLO EVANESCENTE.
Abbiamo potuto osservare come molte sofferenze inesplicabili e molti drammi relazionali siano correlati al problema del gemello scomparso.
Tra l’8% il 10% delle gravidanze sono multiple ma solo l’1% (QUESTI DATI CON I RECENTI STUDI SALGONO NOTEVOLMENTE ARRIVANDO A QUASI IL 50% DELLE GRAVIDANZE IN PARTENZA OSPITAVANO PIÙ DI UN FETO) approssimativamente termina con la nascita di gemelli vivi.
Questo perché l’organismo umano analogamente a quello della maggior parte dei grandi mammiferi non è fatto per gravidanze pluricellulari; l’enorme cervello del feto richiede talmente tanto spazio nell’utero che esso è a malapena in grado di far fronte alle esigenze di crescita di 2 crani. In molte donne per esempio la cervice è troppo debole per sostenere l’enorme pressione di più di un bambino.
E questo è uno dei motivi per cui gemelli nascono in media quattro settimane prima del termine. Probabilmente la morte del gemello più debole risponde ad un programma naturale di sopravvivenza, tuttavia questa esperienza lascia un’impronta profonda nella vita del sopravvissuto.
L’idea che un feto con così poche settimane di vita possa solo lontanamente essere direttamente influenzato da una determinata esperienza, purtroppo non è ancora accettata, anche se andando avanti le prove stanno diventando molto ,se non estremamente, evidenti; infatti grazie al campo morfo-genetico ci è semplice capire quanto questa realtà sia un dato di fatto e ignorare queste informazioni sperando che non ci tocchino ci porta solo molto lontano da una verità che potrebbe sembrare scomoda.
Tuttavia con queste informazioni ci mettono le basi e la conoscenza per poter finalmente rispondere a tanti interrogativi della nostra vita, l’autocoscienza ci porta una consapevolezza che può già di per sé sostenerci nella nostra evoluzione per poter lasciare andare un blocco e una sofferenza importante e se anche ne abbiamo il coraggio andare a fare qualcosa di concreto per chiudere questo capitolo.
Una cosa ovvia ma non scontata dunque è che purtroppo non possiamo risolvere ciò che ignoriamo e che ci è sconosciuto, mentre invece possiamo agire concretamente quando ci conosciamo anche se è doloroso questo ci permette e ci da la possibilità rispondere di conseguenza oppure no ma finalmente diventa una scelta consapevole e nostra.
Ecco qui una testimonianza una lettera presa da un libro, di una gemella sopravvissuta :
Da “La sindrome del gemello scomparso “ di Alfred e Bettina Austermann
Sulla strada della guarigione: ode per un gemello scomparso
Chi di noi due è morto? Tu sei morto e io sono viva. Chi sono io? Fratellino mio ti ho portato dentro di me per 43 anni. Questo è gradevole, caloroso, buono, forte, mi dà un senso di sicurezza. E tuttavia è così difficile da portare. Sento come se fossi doppia, androgina, ermafrodita. Ho vissuto una vita artificiale per lunghissimo tempo. È assurdo lo so ma non posso mollare non voglio lasciarti andare. Se ti lascio andare probabilmente ti seguirei. No io sono viva E tu sei morto. E quando finalmente ti lascio andare mi assumo il rischio di scoprirmi finalmente. Questo rischio non lo voglio correre, perché una parte di me crede che così mi perderei. Mi dissolverei con te. Fratellino non conosco il tuo nome. Tu sei qui, lo so lo sento. Non mi hai mai davvero lasciata. Ma perché malgrado tutto mi sento così orribilmente sola? Sono rimasta indietro. So che non stai contando su di me, sono io che conto su di te, nell’assolutezza più bella e dolorosa dell’amore. Ammettere che tu sia davvero morto, sarebbe come ammettere che io sono davvero viva. Perché mi rifiuto di farlo per tutti e due? Il mio comportamento è un insulto a ciò che ci unisce. E come gemella so che tutto quello che vuoi è il mio massimo bene, mentre io scelgo sempre il peggio. L’apprezzamento che ti dimostro È ben poca cosa. E tuttavia mi rendo conto che la mia vita è stata davvero intensa. Sono ancora qui 43 anni dopo che tu sei scomparso. Ne pago il prezzo, ma sono ancora qui. No non ti ho seguito E anche questo va bene. La consapevolezza e la rivelazione della tua presenza sono completamente nuove. Ti chiedo di darmi ancora un po’ di tempo. Imparerò a elaborare il lutto della tua partenza, cosicché infine imparerò a vivere per me e per me soltanto come una donna senza ambivalenze. Per errore mi sono troppo spesso identificata con il tuo sesso. Esso non mi appartiene. Te lo restituisco, sono interamente donna anche se a volte mi è difficile crederci davvero. Ti chiedo dal profondo del cuore e in nome del legame inscindibile che ci unisce di aiutarmi. Aiutami a trasformare la mia vita in qualcosa di buono, aiutami a lasciarti andare cosicché il legame che ci unisce possa infine essere governato dal segno dell’amore e non più da quello della morte. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo ma accettare la tua morte significa accettare interamente la mia vita. Il mio rifiuto di vedere la realtà ha creato una dolorosa separazione tra di noi negli ultimi 43 anni. Oggi ti accetto per la persona che sei: il mio gemello morto. Dico anche di si a ciò che è e quindi unisco la tua anima alla mia per l’eternità. Dammi tempo, pazienza, forza e coraggio. Nel nome dell’amore che ci unisce, oggi prendo le redini della mia vita come una donna adulta. Per amore per te e per amore per me la trasformerò in qualcosa di buono. Te lo prometto. Avrei sempre un posto nel calduccio del mio cuore mio amato fratello, grazie per essere quello che sei. Grazie per avermi accompagnata, per il tempo che c’è stato dato di condividere.
Ti rispetto e rispetto il tuo destino E te lo restituisco. Tu sei morto e io sarò viva ancora per un certo tempo E poi ti raggiungerò. Mi manchi tantissimo, ma il sorriso più bello è nascosto dentro le mie lacrime ed ora in poi non vedrò mai più nella tua assenza una mancanza. Ci vedrò la forza. Ti voglio bene.